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About Ranieri Fornario

Nato a Piacenza il 20 Febbraio 1964

Vive e lavora a Piacenza

Occupazione attuale,  creatore di gioielli c/o omonimo negozio Fornario Gioielli a Piacenza

 

ESPOSIZIONI:

1994 - TORINO, Collettiva c/o CIRCOLO IMBARCO 6

1994 - FRANCOFORTE, Personale c/o GALERIE PRINCE OF WAILES – KIRSCHWEILER

1997 – PERUGIA, partecipazione al 2° PREMIO TREVI FLASH ART MUSEUM

2004 – REGGIO EMILIA, Personale c/o CIRCOLO D’ARTE IL CORTILETTO di Correggio.

2005 – PAVIA, Personale c/o GALLERIA LINEE D’ARTE di Voghera.

2013 – BRESCIA, partecipazione alla biennale di Brescia

2014 – MONACO DI BAVIERA ART ITALY & ART WORLD PRESSO DOMAGH ATELIERES

2015 – ROMA PARTECIPAZIONE PREMIO ART CAFFE' LETTERARIO

2015 – BOLOGNA LE STAGIONI DELL'ARTE PRESSO WIKI ART GALLERY

2016 – REGGIO EMILIA C/O CHIOSTRI SAN DOMENICO COL GRUPPO IMPREVEDIBILE

2016 – GENOVA 12^ MOSTRA MERCATO D'ARTE CONTEMPORANEA

2016 - STOCCARDA ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA C/O MUNICIPIO COL GRUPPO IMP.

2016 - SIENA C/O PALAZZO SERGARDI COL GRUPPO IMPREVEDIBILE

2016 - BUSSETO (PR) C/O VILLA PALLAVICINO

2017 - PIACENZA contemporaneaMENTE  personale a cura del critico Giorgio Grasso

2017 - SIENA c/o PALAZZO SERGARDI collettiva SPLENDIDO CONTRASTO

2017 - VENEZIA "LO STATO DELL'ARTE AI TEMPI DELLA 57 BIENNALE" a cura di Giorgio Grasso Magazzini del Sale

 

PERCHE' VOGLIO "STARE" NELL'ARTE

Per molto tempo ho avuto davanti agli occhi il mio primo taglio ricucito, dato che mi "guardava" tutte le notti prima d’addormentarmi.. Era sempre li, appeso, da più di 10 anni ma non lo vedevo! Avevo iniziato a dipingere di notte, nel poco tempo libero che mi restava dopo il lavoro, olio su tela da autodidatta, sentivo d’essere nato per quello, mi dicevano che ero bravo.. e copiavo, copiavo, anche per una galleria Torinese di Falsi d’autore (molto in moda in quegli anni): Gauguen, Van Gogh, Renoir, Modigliani, De Lempicka, Sassu, Savinio ecc.

Cercavo attraverso le copie di carpire: le tecniche, le capacità, i segreti, convinto allora che l’arte fosse tutta li, nella difficoltà dell’esecuzione!

 

Contemporaneamente affinavo la mia tavolozza, la mia pittura figurativa, la mia "ARTE"…, preparavo la mia prima mostra. Intanto studiavo, leggevo, viaggiavo e visitavo musei, fondazioni, mostre e gallerie, fino a quando un giorno arrivai al paragrafo sull’arte contemporanea e mi sentii profondamente stolto, ignorante e presuntuoso.

Si d’accordo un po’ in ritardo.. ma mi sia concesso meglio tardi che mai, avevo capito la lezione ero arrivato allo spazialismo!

Smisi di dipingere immediatamente, non ne fui più capace per diversi anni, sperimentai nuovi materiali quali il legno, la rete metallica, le luci.. l’elettricità, le chiamai "sculture luminose", cercavo di giocare con luci e ombre sostituendole ai colori.

 

Lo scopo era cercare di emozionarmi ed emozionare, alla stregua di quando ci troviamo al cospetto di un tramonto, di un crepuscolo o a qualsiasi tipo di penetrante atmosfera come ad una semplice candela accesa. Nel frattempo conobbi un certo Baggi, particolare artista pensai, aveva fatto di tutte le sue precedenti tele, un mucchietto di ceneri e le aveva appese in studio, andava proponendo una singolare tesi: " l’arte del vivere quotidiano" e mi disse senza mezzi termini: "la migliore opera che hai fatto? Quella di lasciare tutto, lavoro, città, abitudini ed andartene in giro per l’Europa".

Persuaso ma non completamente, mi vidi in seguito nelle opere riflettenti di M. Pistoletto e pensai: che bello fare parte integrante di un‘opera, fare si che ogni nostra azione possa avere un valore aggiunto, ci renderebbe certamente meno insignificanti.

Intanto continuo a viaggiare ed assisto alla creazione di musei sempre più vasti, atti a raccogliere opere di dimensioni sempre più eccezionali, forse per incutere maggior rispetto ed ammirazione.. dato che al castello di Rivoli, ci sono visitatori che calpestano le foglie di Penone adagiate sul pavimento, per vedere se sono originali, vere.. o peggio ancora, la tendenza dilagante d’installazioni video che nessuno guarda e tantomeno ascolta sino alla fine, salvo i pochi addetti ai lavori..

Nel frattempo, alla stregua della provocazione di P. Manzoni (qualsiasi cosa "produca" un’artista è da considerarsi opera d’arte) costruisco oggetti utili, ma sento mancarmi qualcosa… d’indefinibile, non so ancora cosa, lo percepisco appena, nonostante sia comodo e rigenerante dormire nel letto a nuvola che ho realizzato.

 

Ed eccomi tornato a letto, come dicevo all’inizio, ero disteso.. e mi "guardava" con insistenza, il mio primo TAGLIO RICUCITO, creato anni prima malamente e improvvisamente, mi trasmetteva nuova linfa, mi apriva nuovi orizzonti mi dava tutte quelle risposte che avevo sempre cercato.. placava i miei dubbi e ansie, scommettendo sul futuro.

 

La tela di L. Fontana che avevo metaforicamente ricucita, mi permetteva di riutilizzare colori, pennelli, tele, senza sentirmi come artista fuori dal mio tempo, in quanto non gesto di negazione del contemporaneo ma solo e semplice evoluzione dello stesso, al fine di riappropriarmi per me e per tutti gli artisti, del supporto privatoci tanto tempo prima! Rinunciare ai colori è per noi difficilissimo, credo alla stregua di come sarebbe per un musicista rinunciare alle note, un conto è distorcerle un altro farne a meno.

 

Credo abbia evidenziato molto bene tutto ciò anche A. Burri, infatti visitando il museo Antologico in suo onore a Città di Castello, possiamo notare nell’ultima piccola stanza (opere degli anni 80 e 90) alla fine di una vita creativa fuori del comune e utilizzando i materiali più disparati (cretti, cellotex, ecc.) al bisogno primario, ancestrale di tornare ad "imbrattare" sulla tela.

Questo fatto ha rafforzato ancor più le mie convinzioni e la mia ricerca, soprattutto dopo aver visto, in questi anni trascorsi, numerosi artisti di qualità, non abbandonare addirittura la figurazione nonostante venissero vessati, segno per me evidente che quando è presente qualità e genialità, non ci sono confini per manifestarla, anche se siamo nel terzo millennio ed utilizziamo ancora colori, pennelli e tele…

                                                                                                      R   A   N   I   E   R   I

Gentilissimo Signor Ranieri, in effetti ciò che muta non è tanto l'aspetto estetico, bensì il concetto dell'opera. Già Burri aveva ricucito i tagli delle sue tele e dei suoi sacchi lacerati e combusti e come lui diversi altri autori, nella ricerca di superare il concetto di Fontana... o di completarlo. Nel suo caso c'è il desiderio e il tentativo di mantenere la propria identità artistica, pittorica, sperimentando necessità espressive ulteriori e diverse, per riunire infine il tutto. Non è sbagliato e neppure fuori tempo...
sì, sono 'splendide' e questo perchè nascono da una creatività comunque molto soggettiva, quindi in ogni caso unica e nel mondo dell'arte questo è tutto
un caro saluto e... alla prossima!
guido folco

 

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